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TESORI SCONOSCIUTI

di Giovanni Mobilia



Nella Chiesa parrocchiale di Maropati, intitolata al Protettore S. Giorgio Martire, è conservato un prezioso reliquiario in argento, opera probabilmente di maestranze locali settecentesche.
Il cimelio fu realizzato su ordinazione, per conservare e proteggere ben dieci reliquie, incastonate in cinque custodie, sigillate con ceralacca nella parte posteriore e autenticate con timbro dalle Autorità ecclesiastiche.
Originariamente le custodie dovevano essere sette, dato che due risultano mancanti e i residui di ceralacca fanno supporre che in tempi passati ci sia stato un trafugamento o un'asportazione mirata delle reliquie in esse contenute.
Oltre al frammento osseo di S. Giorgio Martire e a quello di S. Lucia, dalle iscrizioni latine, leggibili con fatica, si identificano le reliquie di S. Apollonia, S. Antonio, S. Pasquale, S. Agata, S. Stefano Papa, S. Anna, S. Giovanni, ed alcune schegge del S. Lignum, cioè della Santa Croce.
La presenza tra i frammenti sacri cosiddetti  minori di una scheggia ossea, appartenente al corpo di S. Antonio, ne giustifica la devozione molto antica che il popolo maropatese riserva a questo Santo, una volta molto venerato.
La tradizione popolare rievoca nell'antico canto Trìdici gràzzi nd'àvi Sant'Antoni l'historiola e la miracolistica che accompagnava il culto del Santo di Padova.
Legata alla presenza del S. Lignum, è l'esistenza, a pochi passi dalla Chiesa matrice, della chiesetta privata di Gesù e Maria, un tempo chiamata anche del Crocefisso perché veniva aperta al pubblico nei primi giorni di maggio, in occasione della festa del SS. Crocifisso.
Su una delle due campane, quella di Kg 74, spicca in rilievo un Crocefisso con la scritta: <<1635 D. Pietro Chizzoniti Rettore>>.
Tra le opere d'arte accantonate da un'insensibilità ormai dominante e da un'indifferenza non solo religiosa, ma soprattutto culturale, vogliamo ricordare due tele di Autori ignoti che, a nostro parere, andrebbero studiate e restaurate al più presto possibile.
La prima raffigura la deposizione del Cristo e, fino ad una decina d'anni fa, era appesa vicino al portone d'ingresso.
È un lavoro pregevole su sfondo nero, probabilmente del '700, che ricalca, per alcuni versi, lo stile del Mattia Preti.
Di colori totalmente diversi e di fattura più antica è la seconda tela, raffigurante la Madonna del Rosario che il Parroco, Don Eugenio Anile, rinvenne buttata in un angolo del pulpito, quando  prese possesso della Parrocchia, agli inizi degli anni sessanta.
La testa di S. Domenico risulta inspiegabilmente mancante, accuratamente ritagliata e, dalle ricerche effettuate, non è stato possibile reperire la parte scomparsa. Non si sa se lo sfregio sia avvenuto per nascondere i lineamenti del Santo, forse simili a quelli di qualche personaggio dell'epoca, o per altri motivi a noi sconosciuti.
Il culto della Madonna del Rosario a Maropati è antichissimo. La campana più antica della Chiesa porta l'effigie della Madonna col Bambino in braccio e la data 1557. Un'altra campana, detta del Rosario, perché portava raffigurata l'immagine della Madonna del Rosario, fu commissionata nel 1668 da Don Mercurio Cordiano.
Un'altra ancora, che si trova nella chiesa di S. Lucia, porta impressa la stessa effigie e, nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, oggi scomparsa, esisteva la Congrega del Rosario.
Sarebbe interessante promuovere uno studio accurato, per rivalutare un patrimonio artistico e storico che tende a scomparire, giorno dopo giorno.



(Pubblicato su Maropati e dintorni)








                     Reliquiario (particolare)

                 Tela della Madonna del Rosario (particolare)



                Tela della Deposizione (particolare)

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