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LA CHIESA PARROCCHIALE S. GIORGIO MARTIRE DI MAROPATI

(Notizie storiche)




La Chiesa Parrocchiale di San Giorgio esisteva già nel '500. Dalla visita pastorale del 4 novembre 1586 fatta da mons. Marco Antonio del Tufo, Vescovo della diocesi di Mileto, accompagnato dal protonotario mons. Giovambattista Comparino, provenienti da Anoia, appuriamo che il prelato visitò la Chiesa Matrice sotto il titolo di S. Giorgio e, dopo aver pregato davanti al SS. Sacramento, si recò a visitare le altre chiese di Maropati (S. Lucia e S. Giovanni Evangelista).
Nell'apprezzo del 20 gennaio 1646 sullo Stato di Anoja, scritto da Johannes Baptista Amendola, per quanto riguarda Maropati, allora casale della Baronia di Anoia, c'è una breve descrizione della Chiesa di S. Giorgio:
<<…vi è la Chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Giorgio, la quale è piccola; in testa è l'altare maggiore con custodia indorata dove assiste il Santissimo; vi è il fonte battesimale, palio, stendardo, dui calici, ingensiero, et navetta d'argento e due campane, viene servita dal suo abbate con quattro altri preti, et altri clerici>>.
Il terremoto del 5 febbraio 1783 la distrusse completamente. In seguito all'Istituzione della Cassa Sacra la chiesa venne ricostruita, grazie all'interessamento del Parroco di allora D. Rocco Pino. Da una lettera dell'Ing. Pietro Galdo al capo della Regia Giunta di Catanzaro Don Salvatore Spinelli sappiamo che l'Arch. D. Giuseppe Oliverio, <<mandato per osservare le su dette chiese ed altre opere attinenti alla c.s… ha riferito, che con suo piacere che tra l'altre chiese, ha osservata quella, che si sta costruendo in Maropati, la quale oltre di essere più magnifica di quella, ch'era obbligato fare …l'ha trovata così vantaggiata nell'opera, che molto avanza di quello che gli fù liberato per il primo terzo in favor di quello partitario Don Domenico Pino>>.
L'osservatore invita la Giunta a fare avere al Parroco la seconda rata degli 897 ducati e 47 grana stanziati per la ricostruzione perché <<per dar principio a detta nuova chiesa ha dovuto demolire l'interiora baracca, essendo d'impedimento alla nuova costruzione, e ne ha soltanto formato una piccjolissima, e la popolazione non si può radunare per le funzioni Sacre>>. In pratica, all'interno della Chiesa si era costruita una baracca piccolissima e mal funzionante. Eravamo nell'anno 1789.
La nuova Chiesa misurava circa 20 metri di lunghezza, 9 metri di larghezza e 18 metri di altezza. La porta maggiore era alta 3 metri e larga 1,5 metri; mentre la porta laterale era alta 2,5 metri e larga 1,5 metri. Furono, inoltre, costruite sette finestre (1,75 m. x 1 m.) e, per posizionare le campane, un piccolo campanile di m. 3,5 x 3,5. La chiesa venne completamente ricostruita nel 1790, in base all'iscrizione Santuarium meum pavete 1790 che si leggeva sul frontone fino al 1905, ma, non sappiamo però se fu riaperta subito al culto, perché da altri documenti risultano numerose petizioni del parroco e del sindaco circa la costruzione del sacello per poter fare fronte alla sepoltura dei morti. La ristrettezza della Chiesa Matrice si rileva anche dalla visita del 24 agosto 1830, nella quale si legge: <<Si propone la espulzione de' Banchi privati, che danno incomodo alla Chiesa Matrice, la quale è un poco angusta misurandosi con la sua popolazione>>. In seguito al terremoto del 1905 la Chiesa fu danneggiata tanto che si dovette provvedere alla demolizione del suo campanile. Il 4 novembre 1931 il canonico don Pasquale Calogero procedeva alla visita della Parrocchia di Maropati. Dal Verbale appuriamo che la chiesa Parrocchiale era stata chiusa: "La Chiesa parrocchiale è stata chiusa al culto per ordine del Prefetto perché in pericolo. La chiesa filiale di S. Lucia in condizioni mediocri per statica e decorazione".
Negli anni '30  la Chiesa <<presentava un interno con una navata centrale e una laterale, in cui il barocco delle strutture e della volta dell'abside sovraccarica di stucchi e intagli - opera di uno dei fratelli Morano da Polistena, decoratori del secolo XIX -  s'è trovato unito a forme di pessimo gusto dei vari restauri fino all'ultimo (1942-945) che ha portato un maggior senso di compostezza e serietà stilistica>>.
Dal Questionario-Relazione della visita pastorale del 13 novembre 1955, redatto da Parroco D. Alberto Jacopino, veniamo a conoscenza che la chiesa fu restaurata dai danni dell'alluvione dell'autunno 1953, con i fondi alluvionali (Legge 27 dicembre 1953 n. 938), in parte direttamente dal parroco, con l'aiuto gratuito della manovalanza femminile, e in parte dalla ditta Amodeo di Reggio Calabria. Nell'occasione vennero costruite le due torri merlate, all'interno delle quali vennero poste le campane e un balcone esterno che venne eliminato nell'ultimo restauro del 1989.




Chiesa di S. Giorgio anni '70




Chiesa di S. Giorgio dopo il restauro



Chiesa di S. Giorgio (interno)



Chiesa di S. Giorgio (interno)


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