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Il termine "Parrocchia" deriva dal greco
παροικία (paroikìa), letteralmente "coloro che abitano intorno, vicino alla casa, il vicinato, chi non è della casa".
Il vocabolo fu utilizzato nella traduzione greca della Bibbia per indicare l'esilio degli ebrei: Abramo è paroikos in Egitto,
i figli di Giacobbe formano una paroikìa in Egitto; in senso religioso quindi la parrocchia è la condizione di esilio in cui i fedeli si trovano nella vita terrena, in quanto pellegrini che anelano alla vera Patria, quella celeste.
Nei primi secoli della cristianità, la parrocchia era primariamente la comunità riunita attorno ad un vescovo (quella che poi si chiamò "diocesi").
A partire dal XII-XIII secolo il termine venne usato per indicare sia i fedeli che vivono in un determinato territorio, sia l'ambito territoriale stesso e la chiesa di riferimento.

Anticamente le chiese rurali principali, quelle con annesso battistero, si chiamavano pieve (dal latino "plebs" = popolo) ed erano guidate dal pievano; mentre gli edifici di culto minori assunsero il nome di cappelle con uno o più cappellani curati, dipendenti dal pievano. Nelle cappelle si volgevano tutte le consuete liturgie, tranne quella del battesimo.        .
A poco a poco la chiesa che era nota come pieve cominciò a venir chiamata parrocchia.
Con il Concilio di Trento (1545 al 1563) i vescovi definirono i confini parrocchiali e istituirono, dove non c‘erano, nuove parrocchie. Fu stabilito, inoltre, che i Parroci dovevano tenere cinque registri o libri canonici relativi ai battesimi, cresime, matrimoni, morti e stato delle anime.

Le chiese parrocchiali di Maropati e di Tritanti,  esistevano  già nel ‘500.
Dalla visita pastorale del 4 Novembre 1586 fatta da Mons. Marco Antonio del Tufo, Vescovo della diocesi di Mileto, accompagnato dal protonotario Mons. Giovambattista Comparino, provenienti da Anoia, appuriamo che il prelato visitò la Chiesa Matrice sotto il titolo di San Giorgio e, dopo aver pregato davanti al SS. Sacramento , si recò a visitare le altre chiese di Maropati ( Santa Lucia e San Giovanni Evangelista) .
Lo stesso avvenne a Tritanti dove la chiesa parrocchiale era intitolata a sant'Atenogene (riportato nel documento con il nome di Santo Filoÿeni).
Entrambe le parrocchie, fino al 1979 facevano parte della diocesi di Mileto; poi,
Il 4 aprile 1979, con la bolla ‘’Quo aptius’’ di papa Giovanni Paolo II, tutte le Parrocchie appartenute alla Diocesi di Mileto e poste in provincia di Reggio Calabria sono state aggregate alla Diocesi di Oppido Mamertina. Il 10 giugno 1979 la Diocesi ha assunto il nome di Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
Le due parrocchie rimasero entità autonome fino al 2005, quando sotto il vescovado di  monsignor Luciano Bux, vennero unificate sotto il titolo di "Parrocchia dei Santi Giorgio e Atenogene" con sede nella chiesa matrice di San Giorgio Martire a Maropati.
Fa parte del Vicariato di Polistena, assieme ai comuni di: Polistena, Anoia, Candidoni, Cinquefrondi, Feroleto della Chiesa, Galatro, Giffone, Laureana di Borrello, Melicucco, San Giorgio Morgeto, San Pietro di Caridà e Serrata.


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